di Laura Salvioli
Il 24 ottobre è uscito nelle sale l’ultimo film di Paolo Sorrentino, non nego che è uno dei miei registi preferiti. Tuttavia, questo non influenzerà la mia recensione, perché come in ogni grande amore, c’è una fase di innamoramento, in cui si è completamente persi per l’altra persona. Seguita da una sana fase di amore più adulto in cui, i difetti si vedono ma, si amano come le piccole crepe di una statua che ci appare, comunque, maestosa.
La trama del film è semplice: racconta la vita di una donna napoletana di nome appunto Parthenope, che nasce nelle acque del mare di Napoli in una famiglia agiata e disfunzionale. Parthenope è bella, è libera, è intelligente e lo sa. Questo la rende un personaggio che non risulta molto simpatico, con cui, quindi, è difficile empatizzare. Credo che, in generale, quando nei film si sceglie di mettere al centro della storia una donna che si vuole far apparire bella a tutti costi si cada nell’errore di pensare che la bellezza estetica sia obbiettiva. Ed io non credo sia così. Quindi, non apprezzo in generale questa tendenza. Parthenope, poi come dicevo, è anche intelligente, studia antropologia ed il suo professore, intrepretato da un magistrale Silvio Orlando, la prende sotto la sua ala. Vediamo per la maggior parte del film la giovinezza della protagonista, e poco, invece, dell’età adulta. Perché Sorrentino ama e rimpiange la gioventù, tanto che potremmo dire che essa sia da considerare uno dei topos della sua poetica. Tuttavia, c’è sempre un evento che ci rende adulti ed anche in questa storia non manca (non lo svelo, ovviamente). Anche se, in questo caso avviene in un momento sbagliato, senza un climax a sorreggerlo, a mio parere. La vita della protagonista si sviluppa maggiormente con Napoli come cornice, ma è una Napoli silenziosa, surreale, una Napoli nobile, istruita, non quella macchiettistica che tutti conosciamo e per questo ringrazio Sorrentino, molto. Napoli viene amata e odiata nel film dai vari personaggi che ne parlano come, ad esempio, la meravigliosa Luisa Ranieri che riesce ad essere una figa pazzesca anche da mezza calva.
Ecco, ho trovato, quasi, più potenti i personaggi secondari, della protagonista ed anche questa è una grossa pecca. È come se non fosse stata in grado di sorreggere la scrittura rarefatta di Sorrentino. Sia chiaro, io amo lo stile barocco di Sorrentino, anche il carattere onirico e surreale dei suoi film, ma ritengo che siano caratteristiche che hanno bisogno di attori che fungano da colonne portati di un mondo evanescente che, altrimenti, rischia di crollare su sé stesso. Ci sono delle scene che diventeranno, indubbiamente, cult, tuttavia il film risulta frammentario. Non ha una narrazione fluida, è come se fosse una raccolta di poesie che, purtroppo, mancano di un collegamento limpido tra loro. Tuttavia, alcune parti del film mi hanno emozionato molto, quindi, non posso dire che non mi sia piaciuto, però, come dicevo, ormai il mio amore per Paolo è un amore adulto, un amore che nota” le crepe”. Non c’è più lo stordimento dell’innamoramento, c’è un amore consapevole. Ed il mio amore consapevole sa che davanti ha un regista ed uno sceneggiatore straordinario che, ha fatto e farà molto di meglio, ne sono sicura.
(5 novembre 2024)
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