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giovedì, Gennaio 30, 2025

Nosferatu 2024. I remake bisogna saperli fare

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di Laura Salvioli

Il primo gennaio 2025 è uscito in Italia il remake del celeberrimo Nosferatu pietra miliare del cinema horror di tutti i tempi. La prima versione, come è noto, è del 1922 ed è un capolavoro del cinema muto che riadatta la storia del romanzo Dracula di Bram Stoker cambiando nomi e ambientazioni. Questa scelta di Murnau è stata, però anche la sua rovina; infatti, gli eredi dello scrittore gli fecero causa per non aver richiesto i diritti d’autore. Tutte le copie del film furono distrutte eccetto una conservata dallo stesso regista. Nel 1979 un altro regista tedesco, Herzog, ha realizzato un remake di cui parleremo in seguito. La versione del 2024 è di Eggers e vanta nomi importanti nel cast, tra cui Willem Dafoe e Lilly Rose Deep.

La storia è nota: un agente immobiliare (tedesco nella versione di Murnau e inglese nella versione di Stoker) viene inviato in Transilvania per far firmare ad un eccentrico Conte di nome Orlok un atto di compravendita per una casa che vuole acquistare in Germania. L’agente, che nella versione del 2024 si chiama Thomas Hutter, affronta il lungo viaggio e, arrivato nel castello e fa la conoscenza dell’inquietante Conte Orlok. Il Conte gli mette fretta per firmare le carte e poi lo aggredisce con il famoso morso che Eggers, con una delle poche trovate che ho apprezzato, farà dare in mezzo al petto e non sul collo. Poi, Thomas cerca di aggredire il Conte ma senza successo, dato che gli aizza anche dei lupi contro; così è costretto a fuggire gettandosi dalla finestra e viene aiutato da alcune suore di una chiesa vicina. Intanto il Conte si fa trasportare in bara via mare in Germania per raggiungere la casa che ha acquistato e, ovviamente, la moglie di Thomas, Ellen, di cui si è invaghito vedendola nel ritratto che l’agente porta con sé. Del finale parleremo in seguito.

Il film di Eggers è, a mio parere, visivamente molto bello, per le atmosfere gotiche ed i richiami, numerosi, alla versione di Murnau. È molto di impatto la scena iniziale in cui, da subito capiamo che Ellen e Nosferatu sono legati da visioni e sogni precedenti. Anche questa, scelta visivamente vincente, è debole, per me, a livello drammaturgico. Nelle versioni precedenti, infatti, il personaggio di Dracula si svela piano piano e la figura femminile viene chiamata in causa solo quando il Conte vede il suo ritratto e ne viene folgorato. Ed io la trovo una scelta più azzeccata. Ma se lo paragoniamo alla versione meravigliosa che ci ha regalato Herzog non regge il confronto. Vi invito, se siete appassionati di cinema come me, a recuperare sia la versione di Murnau (che trovare su YouTube) che quella di Herzog (che trovate su Prime), per poter osservare come si può raccontare la stessa storia in modo totalmente diverso. Eggers, per esempio, sceglie di rappresentare un Nosferatu alto, imponente, con i baffi e con degli artigli meno pronunciati. Non ho condiviso questa scelta, perché il male, che Nosferatu rappresenta, per me è molto più subdolo e gracile, non è forte fisicamente.

I due Nosferatu precedenti lo hanno sempre rappresentato pelato, gracile affusolato e con i tipici denti appuntiti. Non è la forza fisica che lo contraddistingue, ma il suo sapersi insinuare nei pensieri, nei sogni, nella mente di Ellen e anche di Thomas.

Il Dracula di Eggers è aggressivo e burbero con Thomas, nelle versioni precedenti no, anzi è eccessivamente affettato, cauto nei suoi confronti e, questo per me, fa salire di più la tensione. E riprende il tema del male che è subdolo non ti urla in faccia, parla a bassa voce, ti accarezza e poi, ti aggredisce. Nemmeno la figura femminile mi ha convinta, dare questo risvolto sessuale al personaggio di Ellen mi è sembrato forzato, come anche il voler far intendere che lei già conoscesse il Conte. Ad un certo punto sembra che siano vecchi amanti, e sembra di essere in una dimensione da soap opera, che mi sarei risparmiata con piacere. Anche le scene in cui Ellen è posseduta dal vampiro nei sogni sono ridondanti oltre che inutilmente sessualizzate. Eggers dà in generale un ruolo più centrale al personaggio femminile scelta che, devo dire, è molto scontata in questo periodo storico, e soprattutto, non riuscita in questo caso. Almeno, per me, non è un personaggio con cui sono riuscita ad empatizzare.

Sul finale poi, Eggers non aggiunge nulla di nuovo, Ellen si sacrifica per salvare Thomas ed il mondo intero dalla piaga del male/peste. Invece, Herzog sceglie di far sacrificare Lucy (così si chiama il personaggio di Ellen nella sua versione) inutilmente, perché il marito ormai morso dal vampiro è diventato un vampiro lui stesso. Dando l’idea che del male non ci si libera neanche con il sacrifico estremo. Che il mondo va comunque avanti, anche dopo di noi, anche se cerchiamo di cambiarlo. Infine, mentre Herzog era riuscito ad utilizzare un genere per parlare di altro: della fugacità della vita, del male a cui è difficile opporsi, della morte, facendo parlare poco il personaggio femminile riuscendo comunque a renderlo centrale, perché le fa dire le cose giuste. Poche ma giuste.

Eggers non riesce e forse non era neanche sua intenzione, probabilmente, ma oltre alla bellezza visiva gotica ed evocativa, ci ho trovato poco di interessante. Ha cercato di apportare modifiche alla trama, forse affollandola di elementi, oltretutto eccessivamente “spiegati”. Trovandomi a fare un confronto, per me Herzog ha fatto il regista, ha dato una sua visione unica e particolare della storia senza strafare. Quindi, se volete vedere un horror bello visivamente e ben girato Eggers non tradirà le vostre aspettative, tuttavia, se volete una vera reinterpretazione del classico Nosferatu sia, meravigliosa visivamente che, carica di significato, vi consiglio di recuperare la versione di Herzog su Prime.

 

 

(22 gennaio 2025)

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