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venerdì, Ottobre 18, 2024

“La persona peggiore del mondo”. La peggiore, come tutti noi del resto

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di Laura Salvioli
Questo film del regista norvegese Joachim Trier è disponibile su Prime Video e vi consiglio vivamente di vederlo. Il cinema del nord Europa è, a mio parere, potente moderno ed anticonformista. La trama del film in questione si sviluppa in un prologo ed un epilogo con in mezzo 12 capitoli che raccontano parte della vita sentimentale di Julie. Una ragazza brillante che inizia il suo percorso di studi in medicina e chirurgia, per poi decidere di virare sulla psicologia e, infine, sulla fotografia.
Julie è un animo inquieto, vive tutto con passione ma è come se non sapesse bene come incanalare queste sue energie, e questa sua mente così vivace. Non si analizza tanto il lato lavorativo della vita di Julie, quanto più le sue relazioni sentimentali.

Tuttavia, non è la tipica commedia d’amore dozzinale in cui tutto è scontato e melenso. C’è del romanticismo, ci sono scene che ci fanno sognare ma, ci fanno sognare sempre in un modo realistico. Julie è una figlia dei nostri tempi che cerca sé stessa ma è condannata a riflettere su di sé sempre schiacciata da pressioni sociali, soprattutto legate alla figura della donna. La donna che dovrebbe essere come l’uomo ma che, di fatto, non lo è. Dato che si ritrova ancora a subire lo sguardo compassionevole e giudicante di madri e nonne se a 30 anni non ha ancora sfornato almeno un figlio. Per questo e, per altri motivi è uno di film in cui mi sono immedesimata come non mi capitava da tempo. Devo dire che ho pianto molto, di un pianto bello, liberatorio. Ad esempio, quando lei dice al suo ex che non ha più trovato nessuno con cui parlare come parlava con lui. Alla fine, forse è propria quella la cosa che più ci manca di una relazione d’amore vera. Qualcuno che ci capisca come nessun altro. Che ci perdoni anche se non siamo perfette, che veda sempre e comunque il meglio di noi. Anche se siamo le persone “peggiori del mondo”.

Però non è un film che ci dà delle risposte, non è un film saccente, è un film, decisamente, indulgente. Non si prende la briga di dirci cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.  Perché i film come, dice Sorrentino, non devono dare risposte ma porre domande. E se sono le stesse che si pone lo spettatore, come è capitato a me con questo film, la magia è compiuta.

 

 

(31 agosto 2024)

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