8.8 C
Roma
giovedì, Novembre 21, 2024

“Hanno ucciso l’uomo ragno” non è solo tanta bellissima nostalgia anni ’90

-

di Laura Salvioli
Io sono nata nel 1987, quindi, ho sentito come un imperativo morale, un richiamo pari al canto delle sirene per Ulisse, che mi ha spinto a sintonizzarmi su Sky e vedere questa serie. È una miniserie di soli otto episodi da spararsi anche in una sola giornata come una perfetta scorpacciata di comfort food domenicale. Racconta la nascita dei mitici 883 che dalla triste vita di provincia arrivano al grande pubblico nell’estate del 1992. I due attori protagonisti Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli interpretano rispettivamente Max Pezzali e Mauro Repetto e sono così deliziosamente debuttanti da non avere ancora una loro pagina su Wikipedia. La serie è scritta e diretta da Sydney Sibilia e da altri registi e sceneggiatori che, però sono esordienti, e si respira, infatti, una freschezza, un’aria di novità e di gioco veramente coinvolgenti. I due protagonisti si conoscono sui banchi di scuola al liceo, sono molto diversi ma hanno in comune l’amore per la musica. Anzi, a dirla tutta Max è amante della musica, Mauro vuole soprattutto diventare famoso, non sa bene come o per quale talento, ma lo vuole a tutti i costi. I due iniziamo a scrivere canzoni insieme nella tavernetta di casa di Max grazie alle strumentazioni di Mauro che, inizialmente, voleva fare il deejay.
Siamo nei ruggenti anni ’90 ci sono ancora le musicassette, i sintetizzatori, le sale giochi, è già solo questo rende tutto un po’ magico e, meravigliosamente, nostalgico. Poi non mancano gli amori adolescenziali, i dubbi sul futuro e, ovviamente, le scelte pressappochiste di due ragazzi giovani ma con un grande sogno. Per non parlare dei personaggi secondari, come Edoardo Ferrario che interpreta Pier Paolo Peroni (ovvero il produttore degli 883) e Roberto Zibetti, che interpreta Cecchetto che ci strappano un sacco di risate. Ma è soprattutto una bellissima storia di amicizia, una amicizia tra due persone diverse e complementari. Cecchetto stesso, infatti, ha dichiarato in un’intervista, che lui voleva rappresentare l’amicizia quando ha deciso di scommettere sui due ragazzi di Pavia. Un legame quello tra Max e Mauro in cui, dove non arriva uno, c’è l’altro a raggiungerlo e viceversa. Perché l’amicizia è una forma d’amore delle più profonde e durature. Un amico è qualcuno che crede in noi anche quando noi stessi non ci crediamo, qualcuno che ci sostiene e ci spinge a fare passi che da soli non sapremmo fare. Una specie di altra metà della mela che ci completa. Aldilà della nostalgia, anche se Pezzali è un po’ il cantante pop della nostalgia per eccellenza, ho visto in questa serie, ed in generale in questa storia, il valore dei rapporti umani. In un’epoca in cui tutto è sempre più virtuale è bello ricordarsi, ogni tanto, che sono i rapporti umani che contano veramente e che ci possono cambiare la vita. Sono proprio i legami che riusciamo a creare l’unica cosa che ci rimane in questo mondo, a volte, terrificante.

 

 

(10 novembre 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 



POTREBBERO INTERESSARTI

Pubblicità