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lunedì, Settembre 16, 2024

“Dostoevskij” la serie dei fratelli D’Innocenzo nera come la pece

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di Laura Salvioli

Dall’11 al 17 luglio nelle sale cinematografiche italiane è stata presentata questa serie che a novembre sarà visibile su Sky. La serie è stata divisa per il cinema in due atti, con la stessa modalità utilizzata anche per “Esterno notte”, meravigliosa serie sul delitto Moro, che è stata presentata prima al cinema e, poi su Netflix. Trovo questo metodo di distribuzione molto intelligente e funzionale a sostenere sempre e, comunque, le sale cinematografiche. Detto questo, vi avviso che questa serie/film è molto cruda, nera, nichilista come, del resto, tutto quello che hanno fatto i fratelli D’ Innocenzo fino ad ora.

Questo è il loro quarto lungometraggio, non è propriamente un film ma è come se lo fosse. È ambientata in un non luogo che potrebbe essere una qualsiasi provincia forse del nord Italia. In cui tutto è decadente, fatiscente e, irrimediabilmente, immobile. Il protagonista è un magistrale Filippo Timi che interpreta un detective a capo di una squadra di poliziotti che sembrano non seguirlo più come un tempo. Dostoevskij è, invece, il nome che hanno dato al serial killer che stanno inseguendo da mesi e che ad ogni omicidio lascia una lettera in cui descrive come ha ucciso la vittima e lo fa sempre riflettendo sulla morte. È un killer che non ha un movente, uno scopo, se non sedurre o, forse, inseguire la morte.

Tuttavia, il vero protagonista della serie non è il serial killer ma il nostro detective che, con il proseguire delle indagini, ci rivela molto della sua cupa vita. In particolare, del suo rapporto con la figlia che ha preso, ormai, la strada senza ritorno della droga. La serie ha molto in comune, a mio parere, con la prima stagione di “True detective”, prodotto HBO del 2014 che vi consiglio di recuperare, ma se possibile, riesce ad essere ancora più oscura. Ci sono un misto di generi, c’è il crime, l’horror, il thriller, senza dimenticare mai il cinema d’autore presente sia nella scrittura (che in queste serie è forse meno brillante che in altre loro opere) che, soprattutto, nella regia. I D’Innocenzo non hanno paura di rovistare nel torbido e nei pensieri più cupi che possano assalire la mente umana. Tutto è volutamente brutto, senza speranza, e destinato a finire nell’unico modo possibile, con la morte.

 

 

(31 luglio 2024)

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