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“C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Il “neorealismo” 2.0 che arriva dritto al cuore

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L’opera prima di Paola Cortellesi è il film che ha incassato di più al botteghino in Italia dopo il covid e la cosa non mi stupisce. Anzi, ne sono veramente felice, ed è un esempio concreto di come il bel cinema, anche ricercato in alcuni passaggi, può piacere al grande pubblico. Il film è realizzato in un elegante bianco e nero moderno che si addice perfettamente alla sua ambientazione storica e ci restituisce, al contempo, la magia dei vecchi film. La trama racconta la storia di Delia.
Siamo a Roma, probabilmente nel quartiere Testaccio, nel secondo dopo guerra. Delia è la madre di tre figli due maschi e una femmina, è sposata con un “insolitamente” crudele Mastrandrea (Ivano) e conduce una vita piena di sacrifici. Il secondo dopo guerra, infatti, è un momento particolare, soprattutto per le donne che iniziano a lavorare per necessità ma non sono padrone della loro vita e dei loro soldi. Anzi, gli uomini più benestanti non fanno assolutamente lavorare le loro mogli così da poterle tenere come un meraviglioso trofeo relegato tra i fornelli e la camera da letto.

Il film offre un meraviglioso spaccato storico di una vita quasi opposto a quella di oggi, in cui si vive nei cortili dei palazzi ed ogni cosa è un’esperienza collettiva, in cui quello che si rompe non si butta ma si aggiusta, con cura, perché deve durare il più possibile. Delia conduce una vita semplice ma straordinaria, fa mille lavoretti per portare soldi a casa che poi consegnerà al marito, ha una amica storica Marisa (interpretata da una meravigliosa Emanuela Fanelli) che ha un banco al mercato e che per lei è una ventata di aria fresca. Ha un vecchio amore che lavora nell’officina del quartiere e che ancora si pente di non averla sposata. Non vi dirò altro della trama che vi dovrete godere al cinema, dove merita di essere visto questo film. Tuttavia, posso dire che ho amata la scelta delle musiche, in parte d’epoca ed in parte moderne a dimostrazione che la musica è un linguaggio universale che travalica i periodi storici. Aggiungo che la Cortellesi ama il cinema e lo si nota in ogni fotogramma. Lo ama e ha visto tanti film, soprattutto italiani, sicuramente del neorealismo che fu la punta di diamante del nostro cinema, nonostante nacque per necessità. Non si avevano abbastanza soldi per allestire scenografie e si iniziò a girare per le strade. E da una necessità nacque un cinema in cui tutti si potevamo immedesimare ed è esattamente quello che succede con questo film. Tutti abbiamo pensato alle nostre nonne alle nostre madri alle nostre bisnonne che hanno, senza rendersene conto, cresciuto e svezzato questo paese. E abbiamo riso e abbiamo pianto e di cuore perché il più grande merito di questo film è l’assenza di retorica. Non ci sono i tipici “spiegoni” da film americano, sono gli eventi stessi a dare il loro messaggio che arriva forte e chiaro allo spettatore proprio perché non è gridato ma è mostrato. Quindi, grazie Paola per averci ricordato che il cinema italiano è bellissimo e speriamo di vedere presto altri tuoi film.

 

(8 novembre 2023)

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