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giovedì, Novembre 21, 2024

L’Imperatrice fuori ruolo

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di Marta Angelini
Cosa ci sia di vero nel ritratto dell’imperatrice d’Austria che la raffinata regista Marie Kreutzer abbia tratteggiato nel suo sesto film, Il Corsetto dell’Imperatrice (Corsage), ha una rilevanza relativa. Quello che invece interessa e intriga è la verità che ha voluto instillare nella finzione di una biografia che non teme anacronismi e imprecisioni storiche. Poco importa quindi che gli interni siano davvero troppo essenziali e scarni per un décor da fine ottocento, che le pareti abbiano spesso l’intonaco cadente, impensabile nella culla dello sfarzo, e i costumi siano di una semplicità da realismo magico.

Elisabetta di Baviera, detta Sissi, si muove con piglio nervoso e inqueto nei lunghi corridoi dei suoi palazzi sfidando gli sguardi dei cortigiani che, quando non sono di ammirazione, rivelano un non ben celato imbarazzo. I suoi capelli lunghissimi, curati e acconciati dalle sue fedelissime damigelle per le occasioni pubbliche, vengono sciolti in contesti intimi nei quali l’imperatrice mostra tutta la sua smania di sperimentare e osare.

Ossessionata dalla propria immagine in un perfezionamento continuo attraverso pasti frugali e incessante esercizio fisico, Elisabetta mette in scena  la difficoltà di essere al mondo e la fatica di ricoprire un ruolo che non le appartiene. Annoiata e a disagio durante le cerimonie tediose della casa d’Austria, ella preferisce fingere di svenire o fuggire in Ungheria, terra che non le ha mai lesinato affetto e reverenza o in Baviera a trovare l’amatissimo cugino Ludwig.

L’eccellente Vicky Krieps, vincitrice del premio Un Certain Regard per la migliore interpretazione al festival di Cannes 2022, veste i panni di una donna vanitosa certo, ma soprattutto ribelle e anticonformista che fuma assieme agli invalidi di guerra, solidarizza con le internate in un ospedale psichiatrico, mostra il dito medio, fa la linguaccia per ripicca. Una donna brillante e curiosa delle nuove invenzioni come il cinematografo, che riceve però la disapprovazione non solo dal marito Franz Joseph ma anche dai suoi figli che non esitano ad esprimerle la loro vergogna per una madre tanto ingombrante.

Siamo lontani anni luce dalla Sissi zuccherosa e romantica interpretata di Romy Schneider nel film di Ernst Marischka, come lontani siamo dalla figura austera e vagamente funerea di quella voluta da Luchino Visconti in Ludwig.

L’imperatrice di Kreutzer è un inno all’autenticità, alla contestazione perenne, al capriccio giustificato dal rifiuto di un ambiente troppo codificato, pomposo, sterile. Elisabetta vuole emozioni, vuole piacere e procurarsi piacere, gioca a fare la primadonna pur non riuscendo ad essere la padrona delle sue scelte, ma questo non le impedisce di provarci e riprovarci da capo. Il suo corsetto che chiede venga stretto sempre di più, diventa quindi metafora di una vita soffocante che è condannata a subire ma che vorrebbe tuttavia tentare di dominare e controllare con la volontà.

La fotografia minimalista e gli ambienti rarefatti, aggiungono al film un’atmosfera di un’eleganza magnetica accompagnata dalle ballate di Camille e soprattutto di Soap&Skin , che con il brano finale Italy, ci accompagna alla liberazione, si spera totale, della protagonista.

 

 

(10 settembre 2023)

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