di Laura Salvioli
Già solo il titolo di questa serie mi ha conquistata, sono anni che sostengo che la più consistente delusione della vita è la vita adulta. L’età in cui capisci che i tuoi genitori che, se sei fortunato o se solo hai una infanzia medio normale, idealizzi, ti appaiono per quello che sono. Delle normali persone che hanno fatto del loro meglio ma che, come tutti, hanno fallito. La serie è ambientata a Napoli, città che io amo, di un amore viscerale e innato tipico dei colpi di fulmine. La protagonista, Giovanna, un’adolescente del Vomero cresce in una famiglia borghese, anzi direi radical chic, e conosce solo la Napoli di “sopra” e non quella vera. Fino a che non scopre l’esistenza della Napoli di “sotto” da cui viene sua zia Vittoria, odiata dal padre per beghe familiari. Giovanna è giovane ma decisa e vuole a tutti i costi conoscere questa misteriosa zia, quindi, grazie alla complicità della madre, va da lei ed incontra anche la vera Napoli. La zia, però, è una persona molto diretta e le vomita addosso tutto il suo odio per il padre già dal primo incontro, oltre a parlarle di un braccialetto che lei le avrebbe regalato per il battesimo e che Giovanna non ha mai ricevuto. La zia abita nella casa di infanzia che fu anche del padre e ha avuto una relazione con un uomo sposato che vive nello stesso palazzo che poi è morto lasciandola nello sconforto più totale. Da questo incontro prende forma l’evoluzione del personaggio di Giovanna che inizia ad osservare i suoi genitori, come la zia le aveva detto. Così, piano piano, le si rivela tutto, e, nel suo caso, non solo vedrà i genitori come persone normali ma, in parte, come persone deludenti. Tutto questo avviene in una Napoli agli inizi degli anni novanta in un ambiente decisamente di sinistra fatto di ricchi salotti e centri sociali in cui risuonano i 99 posse e gli Almamegretta. Ma non risuona solo musica nelle orecchie di Giovanna, c’è anche la voce di una specie di “coro” che le dice ossessivamente: “Quando sei piccola tutto ti sembra grande, quando sei grande tutto ti sembra niente”.
Questa frase racchiude tutto il senso del crescere, del diventare adulti. Per la prima volta nella mia vita mi è capitato che una serie si incentrasse su un concetto a cui in questo periodo mi trovo spesso a pensare. A come il crescere ci fa capire che possiamo superare tutto, o quasi, ma allo stesso tempo questa scoperta toglie il sapore ad ogni cosa, perché sappiamo che a tutto possiamo sopravvivere, che nulla è veramente per sempre. Come quando, tornando in posti in cui siamo stati da bambini tutti ci sembra più piccolo e quasi ci delude, così tutte le esperienze che la vita ci può riservare ci sembrano già vissute e tutte simili o comunque non le viviamo più con il trasporto che avevamo a vent’anni.
Ovviamente, sulla serie non vi dico altro solo che gli attori sono tutti molto bravi e che la Golino è di una intensità imbarazzante che la sceneggiatura è tratta dall’omonimo libro della Ferrante quindi è ben scritta. Tuttavia, come spesso succede alle serie o ai film tratti da libri alcuni passaggi non sono del tutto chiari perché avrebbero bisogno di un respiro più ampio che il libro ha modo di dare e la serie no. Per il resto ve la consiglio vivamente, non è perfetta ma è una buona serie di soli sei episodi che vi regalerà, sicuramente qualche emozione.
(24 gennaio 2023)
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